SALVATORE SANTODDĺ
Salvatore Santoddì nasce a Caltagirone (CT) nel 1978, dove vive e lavora.
Dotato di personalità eclettica, i suoi interessi spaziano dalla matematica alle discipline umanistiche, dalla filosofia orientale alla culinaria, mostrando fin da bambino una spiccata passione per la lettura, un particolare talento nel disegno realistico e una predisposizione a creare racconti per immagini.
Così, dopo il diploma in ragioneria, sotto l’accurata guida del prof. Salvo Russo, consegue il diploma in pittura presso l’Accademia di BB AA di Catania e successivamente consegue il diploma accademico specialistico in Arte e Immagine che gli consentirà di insegnare. Il suo cammino espositivo, fin dagli anni scolastici, è caratterizzato dalla presenza presso numerosi eventi artistici in tutta Italia. Molte di queste esperienze sono scaturite da collaborazioni con critici e curatori d’arte – in particolare dal 2005 al 2010 con il critico e artista Vitaldo Conte – e con gallerie d’arte di Catania e di Milano. Ad oggi ha realizzato ben sei mostre personali.
La sua ricerca artistica è riconducibile all’opera di Giorgio De Chirico e ancor di più ai valori plastici e formali del gruppo Novecento con Sironi, Carrà, Morandi e, in particolare, Casorati per citarne alcuni. Contemporaneamente il clima post-modernista derivante dall’esperienza accademica, per mezzo di Russo e dei fratelli Brancato, lo avvicinerà alla figura di Balthus al quale, subito dopo la sua morte, il Guggenheim di Venezia dedica una retrospettiva. L’altro elemento determinante nella sua poetica è l’adesione agli ideali e ai principi del Buddismo di Nichiren Daishonin portati avanti dalla Soka Gakkai. La sua poetica è intimistica ed è espressa nel tema del “doppio” e della “non dualità”: nelle sue rappresentazioni antiche architetture (costruzioni religiose o edifici in rifacimento) e torri mistiche e avveniristiche incastonate nel paesaggio siciliano, fanno da corollario alle figure umane dalla forte carica spirituale, che vengono colte in contemplazione, assorte o fluttuanti; simultaneamente appaiono elementi fitomorfi rigogliosi e allo stesso tempo estremamente delicati. L’artista costruisce le sue architetture storiche e/o ipotetiche per evocare archetipi; costruisce il suo giardino mistico e segreto per celebrare mondi inediti che si manifestano per elevare la nostra esistenza. Le figure fluttuano in un tempo sovratemporale.
Negli ultimi anni l’attività pittorica, rarefatta a favore dell’insegnamento, si è orientata alla ritrattistica su commissioni private e pubbliche.
Nel 2021, l’artista inizia una collaborazione con “L’Inedito Letterario”, concedendo l’utilizzo delle opere per alcune copertine e scrivendo il libro intitolato “Salvatore Santoddì” per la collana monografica “Artedue”. Apre così un nuovo ciclo pittorico.